lunedì 16 novembre 2015

Il 13 novembre 2015 probabilmente rimarrà alla storia come l'11 settembre d'Europa. Quando nella notte ho visto quelle immagini terribili di Parigi messa a ferro, sangue e fuoco da un gruppo di otto folli terroristi ho avuto un brivido lungo la schiena. Sono rimasta senza parole, sgomenta. Perché sapere che in una città così vicina a noi era accaduto un tale massacro di persone innocenti ti lascia senza parole, impietrito e impotente: e non facciamo ipocrisia. Le stragi di Parigi ci hanno colpito come un pugno allo stomaco perché siamo stati costretti ad aprire gli occhi e a capire che il Male è vicino a noi più di quanto immaginiamo. Il Male si cela in un venerdì come tanti, in un bistrot francese dove stai sorseggiando la tua bibita e chiacchierando amabilmente, il Male si cela in una amichevole di calcio o in un concerto metal pieno di ragazzi e di futuro. La banalità del Male celata nella più assoluta normalità . E' proprio questo che fa una paura fottuta. Perché fintanto che il Male non ci riguarda, chiudiamo gli occhi e andiamo avanti per la nostra vita. Ma quando il Male ci colpisce maledettamente vicino, quando i morti potrebbero essere il nostro amico, il nostro fidanzato o un nostro caro, allora la Paura e il Terrore ci fanno sentire un po' più soli e un po' più vulnerabili. E non capisci perché un giovane di venticinque o trenta anni debba trovare rifugio e sprezzo nella morte propria e di altre centinaia di coetanei come lui. Perché non c'è nulla di umano o di compassionevole o di razionale in tutto ciò. Si potrebbero dire molte cose. Discutere sulle misure messe in atto per fermare queste mine vaganti, comprendere i motivi di questa nuova guerra subdola e maligna che non ha né fronte né volto, ma in questo momento la banalità e l'incredulità di questo Male mi lasciano sgomenta. Perché il Male è vicino, incredibilmente vicino a noi. Perché un giorno prendi la metro e dopo pochi minuti non ci sei più, senza neanche sapere il perché.Perché un giorno vai con il tuo fidanzato ad ascoltare la tua band preferita e dopo pochi minuti non ci sei più, senza neanche sapere perché. Tutto questo mi fa paura. Il non sapere. Il non avere possibilità. Il non riuscire a controllare gli eventi.Ma la ragione prevale oltre la paura.La ragione DEVE prevalere oltre la paura. E per capire bisogna sapere. Sempre e non lasciarsi intimorire. Andando avanti. Non lasciandosi terrorizzare. Non cadendo nella trappola di un Male arrogante, sprezzante e viscido.Irragionevole.E spero che un giorno, non troppo lontano, lo schiocco di un bacio, sia cento e cento volte più assordante dello sparo di un fucile.

venerdì 2 ottobre 2015

Chiamami con il tuo nome

Commovente, intenso, poetico, scritto in maniera delicata e per nulla superficiale, "Chiamami con il tuo nome" romanzo del bravissimo André Aciman, edito da Guanda, è un mix di emozioni e sensazioni che durano il battito di ciglia di un'estate in un paesino caldo e assolato di un'Italia che sa di salsedine, profumo di limoni e di mare. E' la storia di Elio, diciassettenne precoce, intelligente, talentuoso, timido eppure acuto, e di Oliver, giovane dottorando americano, giunto ospite nella casa paterna di Elio per completare il proprio manoscritto. La solita scocciatura, immagina Elio. Una piacevolissima scocciatura che dal primo sguardo lo ossessiona, lo travolge, lo attira segretamente, inesorabilmente. Oliver e il suo costume rosso. Oliver e la limonata. Oliver e il suo cappello di paglia. Oliver e Svolazzina. Lui, lui sempre lui. E' la storia di un amore, e di una passione, e di una comunione di anime, taciuta eppure velatamente rivelata. Un amore che dura un'estate, o forse anche meno e che si protrae in pochi giorni in una Roma gaudente e intellettuale, sapientemente ricostruita dall'autore e che fa da sfondo al rapporto tra i due giovani. Una storia d'amore non convenzionale, bella, da leggere tutta d'un fiato. Una storia di intimità e di sottile erotismo nel passaggio tra l'età adolescenziale e l'età adulta, una sorta di iniziazione profetica e di ossessione che dura e perdura oltre quell'estate a B. nel corso degli anni. Anche quando le loro vite si sono separate. Anche quando uno non fa più parte dell'esistenza dell'altro. L'uno che trova la stella dell'altro come direbbe Aciman, e quella stella, si trova una sola volta nella vita. Mai più. Elio brilla nella stella di Oliver ed è questo il senso più profondo del romanzo. Il riuscire a chiamarsi l'uno con il nome dell'altro, fondendosi insieme, inesorabilmente. La paura di Elio è quella di non trovare più Oliver, di alzare lo sguardo e non vederlo più, di rinunciare a quel tempo dato in prestito troppo in fretta è palpabile e quasi doloroso. Mai frase più bella racchiude il senso di tutto questo splendido romanzo pieno di poesia

Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c'è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo e chiamami col tuo nome.

domenica 13 settembre 2015

The Danish Girl


Credo che stavolta Eddie Redmayne farà il bis di Oscar. Solo a vedere il trailer del suo nuovo film "The Danish Girl", ho avuto la pelle d'oca. Ispirato alla storia vera del primo transessuale della storia, la danese Lili Elbe, il film narra proprio di questa vita e della capacità di amare e di essere se stessi, sfidando la società e qualunque pregiudizio. Una lezione per tutti, attuale più che mai. Eddie dopo la trasformazione di Stephen Hawking ne "La teoria del tutto" si rivela di nuovo essere un attore eclettico, trasformista, capace di rendere vivi e dannatamente reali i personaggi da lui interpretati.
Aspetto febbraio 2016 con ansia :P



The Danish Girl

giovedì 10 settembre 2015

Due piedi sinistri

In un quartiere popolare di Roma, Mirco gioca a pallone con gli amici. Conosce Luana che è seduta lì vicino. I due dodicenni si piacciono da subito, ma una cattiva sorpresa lascia Mirko senza fiato...

Una boccata d'aria fresca, un video bello, dolce, toccante, da vedere e rivedere.



Due piedi sinistri


sabato 5 settembre 2015

Un cuore normale

Un film per colpirmi deve avere una storia che funziona e abbia un suo spessore, recitazione intensa, emozionante, coinvolgente, che ti dia quella sensazione di piccolo vuoto quando è finito. The normal heart è stato tutto questo. Sapevo che l'avrei adorato. Sapevo che mi avrebbe fatto male. Sapevo che Marc Ruffalo e Matt Bomer insieme mi avrebbero ucciso. Beh questo film è un vero e proprio pugno nello stomaco. 1981: Ned Weeks, scrittore newyorkese gay si reca a Long Islands per il compleanno dell'amico Craig Donner. Lì ha modo di vedere, tenendosi quasi in disparte, l'estrema libertà sessuale, rapporti liberi da qualsiasi vincolo o legame e l'estrema leggerezza con cui uomini si uniscono ad altri uomini. Tutto ha inizio su una spiaggia, e un ragazzo nel pieno della sua giovinezza che cade di schianto, dando la colpa al caldo. In realtà Craig è la prima delle vittime di una strana forma di cancro che si diffonde tra gli omosessuali e che al momento, non ha cura. Soltanto la scorbutica e tenace dottoressa Brookner, interpretata da un'intensa Julia Roberts, sembra volerne capire di più su questa misteriosa malattia che come un serpente strisciante e silenzioso uccide senza pietà. Il cuore pulsante di questa pellicola, stranamente proiettata solo sul piccolo schermo e firmata HBO (garanzia di qualità) sono proprio i temi che si intrecciano mirabilmente: la storia d'amore tra un disilluso Ned e il giovane e bellissimo giornalista del New York Times Felix, la battaglia per cercare una cura contro quel male silenzioso e devastante, le porte in faccia e l'ipocrisia della politica americana, i pensieri, le riflessioni, le spaccature all'interno della stessa comunità gay. Marc Ruffalo giganteggia nella sua interpretazione: è un Ned forte, troppo forte, schiacciante quasi opprimente e sprezzante, incapace di concepire la debolezza. Quella stessa debolezza che emerge per la paura di perdere l'amore più grande della sua vita. Un cuore normale che ama ed è riamato, pazzamente, fino all'estremo. Matt Bomer non lo conoscevo se non di fama: di una bellezza tanto abbagliante quanto fragile. E poi i personaggi che definire di contorno è assai riduttivo: spicca fra tutti un Jim Parsons molto credibile e intenso, lontano anni luce dalle stramberie di Sheldon Cooper. Temi scomodi, personaggi meravigliosi, una sceneggiatura scorrevole e infine un cuore...esagerato, pulsante, immenso. Normale.


Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente

venerdì 4 settembre 2015

Leggere e scribacchiare

Ricomincia la stagione dei concorsi... Seminiamo qua e là, sperando che qualcosa esca fuori prima e poi :)

Concorso letterario: leggereditore

giovedì 3 settembre 2015

A volte, quando meno te l'aspetti, arrivano davvero delle gran belle soddisfazioni. Ecco qui pubblicato sul blog di Yoko il mio racconto breve "Farfalla" :)

Farfalla

martedì 1 settembre 2015

Guida pratica per viaggiatori: Barcelona

Se cercate una meta in cui arte, natura, cibo, cultura e calore si incontrano in un connubio perfetto allora non dovete assolutamente perdere una visita a Barcellona. La capitale della Catalogna offre quanto di più bello e suggestivo ci si possa aspettare in una vacanza. Barca è la città di Gaudì, ma anche del mare, del gusto e dei sapori di Spagna così tradizionali e così simili a quelli italiani. Dunque, avendo a disposizione tre giorni belli pieni abbiamo fatto un tour unendo tutti i nostri interessi e facendo una lunga sfacchinata salendo e scendendo dalla puntualissima metro. Innanzitutto se pensate di utilizzare molto i mezzi pubblici, consiglio di acquistare (meglio in Internet o presso l'Ufficio di Turismo Catalano in aereoporto) la Hola BCN che consente di viaggiare illimitatamente per diversi giorni (il costo varia a seconda dei giorni di permanenza). Le tappe da non perdere per chi è appassionato di arte sono sicuramente le opere del maestro del modernismo catalano Antonì Gaudì per cui una visita alla Sagrada Familia e alla sua monumentale bellezza è d'obbligo. Noi abbiamo prenotato il biglietto (costo 14,50) in Internet evitando in questo modo code estenuanti sotto al sole e risparmiando anche un pochino. Barcellona è bella da girare a piedi, perdersi nei suoi colori, nella sua gente, nei suoi profumi per cui consiglio dopo una bella visita alla Sagrada Familia di visitare il cuore della città che parte da Placa Catalunya (dove gli spagnoli sono soliti festeggiare le vittorie del loro club il grande F.C. Barcelona) e prosegue sulla Rambla, la celebre e ampia strada turistica di negozi e ristorantini che arriva fino al Port Vell. Lungo la Rambla perdetevi nel famoso Barrio Gotico e nei suoi vicoletti caratteristici (due posticini ottimi dove mangiare tipico senza spendere esageratamente in Carrer de Escudeller sono Colom e La Fonda). Una visita obbligata per mangiare qualcosa di caratteristico e al volo è al vecchio mercato coperto della Boqueria sempre lungo la Rambla (fermata metro Liceu) e perdersi veramente nei profumi e nei colori della vecchia e popolare Barcellona tra un banco della frutta e uno di affettati gustosi. Arrivati verso il mare dalla Rambla potete ammirare la statua di Cristoforo Colombo che indica l'orizzonte imponente e farvi un giro nel Porto Vecchio dove attraccano navi da crociera enormi e yatch iper lussuosi. Lì sorge anche l'acquario più grande d'Europa (una meta ideale per grandi e soprattutto piccini). Proseguendo lungo il Porto si arriva al quartiere Barceloneta (se avete i piedi fumanti dal centro potrete prendere la metro fino alla fermata omonima) fino al mare. Ecco, l'idea che mi sono fatta è che il lungomare affollato di Barcellona assomigli ad una Miami in miniatura; piena di vita, gente in spiaggia fino a tardi, super fustacchioni palestrati che corrono o fanno attrezzi in spiaggia, ragazze tiratissime in rollerblade, pub all'aperto in spiaggia dove gustare sangria sdraiati su comodi divanetti, discoteche, insomma tutto quello che occorre per divertirsi alla moda. Il mare è splendido ma la spiaggia è affollatissima quindi bisogna un po' arrangiarsi ma sicuramente fare un tuffo nel Mediterraneo vale sicuramente la pena.
Tornando al nostro Gaudì, irrinunciabili sono le visite al Parc Guell (la parte monumentale che è sicuramente quella più caratteristica con le sue ceramiche e coloratissime e le colonne "storte" è a pagamento, 8 euro, e l'ingresso è regolato a scaglioni). Munitevi di una bottiglia d'acqua e di scarpe comode perché il parco libero è molto grande e ci sono continue salite e discese (per arrivarci comodissimo l'autobus 24 che ti lascia di fronte all'ingresso principale). Altre tappe fondamentali dello splendore modernista sono Casa Battlò e la sua facciata curvilinea e colorata e Casa Millà (o La Pedrera). Se invece volete darvi allo shopping consiglio un giro in Passeig De Gracia che è una via piena di negozi e di nomi d'alta moda (da Versace a Prada, da Chanel a Valentino). Per gli appassionati di calcio,invece, una tappa d'obbligo è la visita al Camp Nou (fermata Collblanc) e al mega store del Barcellona (il tour completo e il museo costano 23 euro a persona). Per quanto mi riguarda Barcellona è una città splendida, da vivere a piedi, nel suo microcosmo di gente, vita e colori, molto simile all'Italia sia per tradizioni che per modo di fare, indimenticabile. Chissà se riusciremo a vederti per il 2026, anno in cui termineranno i lavori alla facciata. Un po' di nostalgia c'è, perché in ogni viaggio lascio sempre un pezzetto del mio cuore <3







mercoledì 26 agosto 2015

Stralci

Allora decise di andare a prendersi una boccata d’aria e a godersi un po’ di tranquillità sull’ampio terrazzo, da cui si godeva una vista mozzafiato: il mare era un’immensa macchia scura illuminato dai meravigliosi riflessi argentei della luna. Se ci si concentrava un po’ di più si riusciva a percepire il lieve rumore delle onde sulla battigia, superato però dal frastuono della musica e dalle voci all’interno della casa. C’era una lieve brezza che le scompigliava i capelli ed era talmente assorta nella propria intima quiete che neanche si accorse che qualcuno le era venuto vicino.

Si girò colta di sorpresa, e d’improvviso si trovò a fissare, come ipnotizzata, gli occhi più azzurri e fantastici che avesse mai visto.
Lo sconosciuto le rivolse un sorriso tenero, da ragazzino -Salve, signorina-
La sua voce era roca, dolce e sensuale e lui era di una bellezza che lasciava profondamente stupiti. Era molto alto, doveva essere almeno un metro e novanta, aveva un fisico straordinario così atletico e muscoloso, e folti capelli biondo rossicci su un volto maschio, veramente interessante, con quelle due pupille azzurre che spiccavano come zaffiri purissimi. Alicia era rimasta talmente sorpresa e stupefatta che non riusciva neanche a parlare. Si sentiva stupida e insignificante, una bambinetta di fronte a quell’uomo magnifico: indossava una camicia azzurra dello stesso colore dei suoi occhi e un paio di pantaloni beige, e nel complesso aveva l’aria di chi si sente sicuro di sé, di chi possiede un’arroganza tutta sua, particolare, ma che allo stesso tempo esprime una dolcezza fuori dal comune, una tenerezza che commuoveva fino in fondo all’anima. Erano occhi belli, sinceri, che frugavano dentro. Gli occhi di un bambino. Ecco, lui aveva gli occhi e il sorriso di un bambino, mentre la sua figura era molto diversa così alta e imponente, simile a quella di un grosso uccello che non riesce a spiccare il volo, muovendosi goffamente sulla terra alla ricerca di un posto molto lontano.
-Oh… Io… Salve- rispose lei, arrossendo fino alla radice dei capelli. Alicia lo fissava intimidita e allo stesso tempo letteralmente incantata. Lui l’aveva notata subito, all’inizio di quella festa a cui era capitato proprio per caso assieme a qualche compagno di squadra, e non l’aveva più mollata con gli occhi. Mai gli era capitato di vedere una donna così bella e intensa e da subito aveva fatto di tutto per avvicinarsi e scambiarci qualche parola. L’aveva letteralmente divorata con lo sguardo e ora che ce l’aveva così vicina gli pareva ancora più radiosa e innocente. Mai, in tutta la sua vita gli era capitato di rimanere folgorato da una ragazza, eppure era stato così, fin dal principio.
Era timida, e poteva avere sì e no diciassette anni: era un’autentica follia anche solo parlarle. E del resto sembrava una situazione davvero irreale e priva di qualsiasi logica.
Lui il grande campione di baseball: magari lei aveva il suo poster appeso in camera. Il grande Ashley Daniels. L’idolo degli sportivi e delle donne. Però, a prima vista, pareva non averlo riconosciuto. Che non sapesse minimamente chi lui fosse?
Effettivamente, Alicia non ne aveva mai capito granché di baseball: l’unica cosa che capiva è che lui le sembrava un sogno, a prescindere da chi fosse in verità.
-Carina la festa, non trovi?- Si vedeva che era visibilmente annoiato. Forse lui era abituato a ben altre situazioni. Alicia gli rivolse un sorriso timido, un po’ nervoso, poi assentì lentamente. Si sentiva tesa e a disagio e si vergognava a fissarlo, anche se lui la ipnotizzava.
-Sei venuta in compagnia di qualcuno?- le domandò educatamente, appoggiando i gomiti alla ringhiera e osservandola dall’alto della sua statura. Non sapeva di preciso perché si comportava a quel modo, ma lei l’attirava enormemente e voleva saperne di più. Il suo era un modo un po’ sottile per sapere se era in compagnia di qualche ragazzo.
-Sì, sono arrivata con una mia amica, ma mi ha abbandonato quasi subito, così pensavo di tornarmene a casa in qualche modo. E tu? Anche tu sei con un amico?- si azzardò a chiedergli con semplicità. Ashley ghignò tra sé: capì che non aveva assolutamente la più pallida idea di chi lui fosse. Questo gli piacque. Fece cenno di sì con la testa e in quel momento chissà perché gli sembrò un uomo importante, abituato a comandare e terribilmente esigente. Questo gli conferiva una tale forza e una tale potenza che lei ne rimase sopraffatta.
-Già, ma stavo seriamente pensando di squagliarmela!- Rise. Sembrava molto bello e molto giovane e aveva qualcosa che l'attirava ma che allo stesso tempo la intimoriva enormemente.
Soggezione forse? Poi lui fece qualcosa che non si sarebbe mai sognato con una ragazzina di quell’età, e per giunta appena conosciuta.
-Beh, madamigella mi pare di capire che anche a te questa festa non va molto a genio, e allora perché non piantiamo in asso tutto e ce ne andiamo a farci un hamburger? Giuro che non sono uno stupratore, o un invertito o uno squilibrato!- Le sorrise, e il tono così divertente, spiritoso e disinvolto con cui lo disse, la convinse che poteva essere una persona di cui ci si poteva fidare. Istintivamente lui le aveva dato una fortissima sensazione di protezione e sicurezza ed energia; Ashley trasudava letteralmente una mascolinità animale unita ad una tenerezza e ad una dolcezza tutte particolari, e questo miscuglio di aggressività e spavalderia e timidezza le piacque da subito. Mai per un ragazzo aveva provato una sensazione simile e adesso si ritrovò a pensare che se solo lui glielo avesse chiesto, anche ora, sconosciuto com’era, lo avrebbe seguito dovunque. Gli piaceva già da impazzire e si fidava già di lui.
Possibile?
Possibile. Poteva essere chiunque: e invece era lui, e Alicia gli credeva.
Non aveva mai creduto ai colpi di fulmine, realista e poco incline alle romanticherie da film com'era, ma con lui non riusciva a spiegarsi niente di razionalmente concepibile.
Nulla che fosse convenzionalmente accettabile.
Una sbandata colossale.
Una fitta al cuore.
Un colpo all'anima senza precedenti nella sua vita.
Ashley Daniels.

lunedì 24 agosto 2015

L'arancio è il nuovo nero

Rieccomi dopo svariato (per non dire dell'altro) tempo e un bel po' di cambiamenti a riempire le paginette virtuali di questo blog con una ispirazione volante, una breve recensione su una delle serie tv che ultimamente mi ha davvero conquistato e che straconsiglio: Orange is the new Black. La serie, targata Netflix (quella di House of Cards e Daredevil) e prodotta e creata da Jenji Kohan (Weeds), è ispirata alla vicenda reale di Piper Kerman dalla quale è stato scritto il libro "Orange is the new Black: my year in a women's prison". Come da titolo la storia si incentra sulle tragicomiche avventure delle detenute del fittizio carcere femminile di minima sicurezza di Litchfield. La protagonista, Piper Chapman, benestante ragazza del Connecticut, interpretata da una bravissima e dinamica Taylor Shilling, si ritrova a scontare in carcere quindici mesi per aver trasportato una valigia piena di soldi di provenienza illecita per Alex Vause (una super Laura Prepon), trafficante internazionale di droga e, a suo tempo, sua amante. Dietro le sbarre Piper reincontra Alex con la quale dopo un iniziale astio, si riavvicina. Nella prima stagione la storia tra la bionda Piper e la pertica Alex, mora sexy dalla rosa rossa tatuata sul braccio e gli occhiali da segretaria, ha un ruolo predominante, in un continuo di ammiccamenti, di sguardi, incomprensioni e riappacificazioni, mentre nella seconda e nella terza stagione si da maggiore risalto alle altre protagoniste di Litchfield. E probabilmente è questa la vera forza di OITNB: è una serie corale, caleidoscopica, piena di mille sfaccettature e soprattutto dannatamente reale. Il gioco dei flashback per ricostruire le vite procedenti delle detenute di Lostiana memoria è un espediente narrativo assai gustoso che tiene lo spettatore incollato allo schermo e anche la complessità e la diversità dei personaggi che dominano il microcosmo di Litchfield gioca un ruolo fondamentale per la riuscita della serie. C'è Galina Red Reznikov, regina della cucina del carcere, spodestata poi dal clan delle ispaniche, Daya e la sua dolce storia d'amore con il secondino John Gambadilegno Bennett, Nicky Nichols (a mio avviso uno dei personaggi più spassosi e riusciti della serie) ex tossica cresciuta nella bambagia all'ombra di una madre assente, Tiffany Pennsatucky Doggett che da psicopatica dai denti marci nella terza serie ha un ruolo positivo e molto più simpatico, la vecchia e traffichina lesbica Big Boo, la folle Suzanne Crazy Eyes, la prorompente Taystee, l'angelica e diabolica Morello, la manipolatrice Vee, la trans parrucchiera Sofia, insomma tutte donne con una loro fisionomia, una loro storia, una loro prepotente personalità che esce fuori in un mix di comicità grottesca, linguaggio sboccato e irriverente e situazioni buffe, al limite del paradossale. OITNB è una serie vera, con donne non perfette, dialoghi veloci, sconci, reali, che mescola con sapienza la dose perfetta di comicità e risate a commozione non melensa e situazioni piene di grottesco umorismo. Voto, soprattutto per il poetico finale di terza stagione: 10