martedì 17 aprile 2012

Unable to stay, unwilling to leave




Ti guardo ancora, un'ultima volta, mentre la scialuppa viene calata giù, sempre più giù. Ti vedo, occhi negli occhi, il respiro che manca, le mani strappate, vorrei non sentire le urla e la paura e il freddo. 
Quel freddo che gela il corpo e il cuore. Cuore dell'anima che era già perduto quando tu, tu mi hai salvata dal baratro in quella fredda notte piena di stelle. C'eri troppo dentro per voltarti dall'altra parte, per non capire quello che nel profondo mi tormentava. 
Tu, l'unico.
Salti tu, salto io, ricordi amore mio?
Ora non posso, il cuore si spacca, un nodo mi serra lo stomaco. Ti vedo ancora e ancora Jack, io ti devo la mia vita, sai?
Tu mi hai salvata in tutti i modi in cui una persona può essere amata e salvata.
Tu sei lì. 
Ancora. 
Mi fissi con occhi pieni d'amore, senza dire una parola.
E finalmente capisco.
Io non posso lasciarti, è molto semplice.
La piccola barca cala, cala, non penso più e d'istinto mi butto, mi aggrappo con tutte le mie forze, unghie e denti al parapetto del gigante morente.
Il gigante che muore come il mio cuore prima di te.
E dopo di te.
Senza te.
Non c'è alcuna luce senza te.
Perché quando vivi il Paradiso non puoi più scendere nell'inferno di una prigione senza fine.
-Rose, no!- sento la tua voce, oltre il concitato momento in cui il confine tra vita e morte è sempre più sottile.
Lo è anche per me. Ma vita non è più senza te, e io lo so.
Lo so mentre scavalco la ringhiera, e corro a perdifiato. Inciampo e corro di nuovo, verso la mia salvezza.
Verso di te, pazza e disperata e pochi istanti dopo sono ancora tra le tue braccia, di nuovo sono tua, in un bacio convulso d'amore e di disperazione.
Salti tu, salto io, giusto Jack? 
E se non ci sei è freddo dentro e tutto intorno a me.
-Accarezzami Jack- mormoro.
Ora sono io a tremare mentre capisco che quel cuore dell'oceano non era altro che il mio che batte all'unisono con il tuo.
Io piccola donna di prima classe, senza più speranza, e tu, piccolo uomo che quella speranza, nei tuoi occhi di mare me l'hai donata di nuovo.
Incapace di stare senza te.
Incapace di lasciarti andare.
Ora, e per sempre.

lunedì 5 marzo 2012

Quando il fiore muore...

Dedicato a chi si ama.
Da sempre e per sempre.


Ti vedo ancora, sai? Il cappello calcato e la rosa nel taschino. “L’ho trovata per strada quasi nuda, col vestito sgualcito”, e me l’hai donata dando colore al mio calore. Il suo tocco spinoso mi ha trafitto come il tuo bacio che si confonde giocoso con il mio.
Ora chiudo le palpebre.
La notte mi acceca.
Vorrei non sentire.
Il silenzio è assordante.
Quella nostra rosa ti accarezza nel tuo ultimo viaggio terreno. E’ la mia carezza, perché il fiore senza luce muore.
Per tutti ero solo un tuo amico, il collaboratore.
Ma noi eravamo troppo di più.
Irraggiungibili.
E tu, tu lo sai.
Tu mia luce.
Io rosa sgualcita.


martedì 14 febbraio 2012

Quando i sogni hanno un prezzo



Questo è il caso più eclatante di editoria a pagamento. Per gli addetti ai lavori Gruppo Albatros, Il Filo, notissima casa editrice (o meglio tipografia) arrivata a fare anche pubblicità sulle reti Mediaset (persino Striscia la notizia ha pubblicizzato qualche loro libro). Personalmente, quando ero ancora giovane e inesperta avevo inviato un mio saggio letterario a questa pseudo stamperia, ricevendo, dopo neanche due settimane, un contratto con i fiocchi, con tanto di promesse di recensioni su riviste, quotidiani, presentazioni su televisioni nazionali et cetera, et cetera, et cetera; lì per lì mi sono sentita lusingata ed emozionata, peccato che il mio sogno di carta valesse la modica cifra di 1700 euro da sborsare alla loro società (volendo anche rateizzando). All'epoca credevo che pubblicare a pagamento fosse la norma, che uno scrittore (penso a Moravia che per pubblicare "Gli indifferenti" sborsò la bellezza di 5000 lire) per farsi conoscere dovesse passare per le forche caudine del tipografo a pagamento. Oggi sono dell'opinione opposta. L'editore è colui che investe sull'autore, senza chiedergli un centesimo, e pubblica chi davvero può farcela, chi ha talento e qualcosa da dire, non cani e porci, o accozzaglie di cose senza senso come gli EAP. Albatros, i suoi concorsi truffa e il suo staff con la faccia come il sedere, sono l'esempio più lampante del marciume che gira nell'editoria italiana, tuttavia, fortunatamente ci sono ancora piccoli e medi editori onesti a cui affidare il proprio pargoletto e persone come Linda Rando di Writer's Dream pronti a smascherare gli squali a pagamento.
Le parole di carta non devono MAI avere un prezzo, soprattutto se quel prezzo è la speranza di uno scrittore che vuole veder realizzato il proprio sogno.

martedì 7 febbraio 2012

Donna di carta...in cucina

Visto che a volte anche le donne di carta mangiano, scrivo una ricetta sfiziosa e veloce che ho preparato per pranzo e che mi è stata data dalla mia amica Valeria: le mitiche polpette di tonno.

INGREDIENTI PER DUE PERSONE:

1 uovo
3 scatolette di tonno
Due cucchiai colmi di parmigiano
Sale
Pepe
Prezzemolo
Aglio (per chi piace)
Pane grattuggiato
Una patata piccola già lessata (variante scribacchina, in alternativa va benissimo anche pane ammorbidito nel latte)

Sbattere un uovo e aggiungere il tonno, il parmigiano, un pizzico di sale, pepe, prezzemolo tritato e un po' d'aglio in polvere (a chi piace). Schiacciare con la forchetta la patata già sbucciata e lessata e aggiungerla al composto. Mescolare il tutto facendo amalgamare bene gli ingredienti e formare delle polpette. Passarle nel pan grattato e infornare per 10/15 minuti a 180°.
Bon appetit : )

giovedì 2 febbraio 2012

Largo agli esordienti

Per questo 2012 ho deciso nel mio piccolo di scegliere di acquistare libri di autori esordienti. Sono una scribacchina anch'io e capisco perfettamente cosa c'è dietro le logiche editoriali, le proposte degli squali a pagamento e le difficoltà di pubblicazione, e sapere che un autore sconosciuto ce l'ha fatta, ha realizzato il proprio sogno e quello di molti altri è davvero entusiasmante.
L'ultima lettura è stata quella di "Venti corpi nella neve" di Giuliano Pasini, finalista di Ioscrittore (vedi post sotto), un thriller veramente ben congegnato ed emozionante.
Ambientato nel paesino di Case Rosse nel cuore dell'appennino emiliano, narra di un brutale omicidio 
familiare le cui indagini sono affidate al commissario Roberto Serra. Da un punto di vista puramente stilistico nella narrazione non ho molta simpatia per il tempo usato al presente, ma l'ho trovato un ottimo espediente narrativo per rimarcare l'attualità dell'azione in cui si svolge la storia contrapposta al passato dei crimini avvenuti cinquant'anni prima ed in cui  i continui richiami ad una giustizia, presente e passata, rappresentano il filo conduttore di tutto il romanzo. E' una storia che si legge in un soffio, scritta con un ritmo incalzante dove il cattivo ha qualcosa di malato e di perverso, ma il male, o la Danza, o comunque le nostre paranoie più profonde si annidano anche in chi apparentemente è il "buono" di turno. Bene e male, presente e passato sono strettamente collegati. Case Rosse che si staglia nella neve e nella nebbia sembra quasi il paesino da fiaba dove non succede mai niente: in realtà custodisce un segreto lungo cinquant'anni che sconvolge e porta a chiedersi se è solo frutto della nostra immaginazione che alla fine dei conti le colpe dei padri ricadono sempre sui figli. Davvero un ottimo romanzo, scorrevole ed emozionante. 
Ultima annotazione: un plauso a Fanucci editore e alla collana TimeCrime che per rilanciare gli acquisti, ha abbassato i prezzi dei propri libri all'offerta lancio di 7.70 euro :)



domenica 15 gennaio 2012

Le donne che hanno fatto l'Italia


Un ringraziamento speciale ad una mia preziosa collaboratrice che ha avuto il piacere e la pazienza di illustrarci una bella mostra a cui ha recentemente assistito. Grazie Vale!


Fino al 21 gennaio, al complesso del Vittoriano a Roma, sarà presente una mostra che merita assolutamente una visita: Le donne che hanno fatto l'Italia. 
L’obiettivo dell'esposizione è quello di costruire un percorso che attesti come le donne hanno contribuito al processo di unificazione, ai cambiamenti e alla crescita dell’Italia dall’Unità fino ai decenni più recenti.
La mostra è divisa in vari settori: la sezione “le protagoniste” presenta un dossier con donne emergenti di cui si forniscono dati biografici, foto e oggetti personali. Tra quelle che mi hanno maggiormente colpita voglio citare: Matilde Serao, Oriana Fallaci, Maria Montessori, Luisa Spagnoli, Anna Magnani, Rita Levi-Montalcini. Ho scoperto notizie personali di queste grandi donne, che mai avrei potuto supporre. Ad esempio Matilde Serao, pur essendo figlia di un giornalista, ad otto anni ancora non era in grado di leggere e scrivere, e all’inizio della carriera era stata costretta ad usare uno pseudonimo per firmare i suoi articoli. Sapevate poi com'è nato il celeberrimo Bacio Perugina? La sua ideatrice fu Luisa Spagnoli (sì proprio l'imprenditrice da cui prende il nome anche la catena di negozi di abbigliamento), la quale comunicava con il suo amante Giovanni Buitoni (che alleanza sentimental-industriale n.d.r.), scrivendo brevi messaggi per avvolgere i cioccolatini. Oriana Fallaci, invece, fu la prima donna in Italia a partire per il fronte in qualità di inviata speciale. Mi ha emozionato vedere gli oggetti a lei cari esposti in vetrina: l'immancabile compagna di viaggio, la macchina da scrivere, e il taccuino su cui scrisse Lettera ad un bambino mai nato. 
Proseguendo il percorso della mostra, la zona centrale è riservata a gigantografie di foto con raffigurati i principali mestieri femminili del passato: la maestra e la balia dedite al loro lavoro a contatto con i bambini, ma anche le mondine chine nelle risaie, e le tabacchine, avvolte nei loro scialli di seta. E’ possibile, inoltre, osservare l’uniforme delle infermiere volontarie, e alcuni abiti d’epoca ricchi di pizzi e merletti. Sono esposte anche immagini di donne impiegate nelle industrie belliche durante la prima guerra mondiale e donne alle prese con lo sport nel periodo fascista.
Poi c’è il settore dedicato a “le prime” in cui vengono ricordate donne che sono riuscite a conquistarsi il primato in determinati settori: le immagini erano organizzate in ordine cronologico, con note a margine per chiarire il merito in cui tali donne si sono distinte. Fra le più interessanti vorrei ricordare: la prima donna a partecipare al giro d’Italia (Alfonsina Strada), la prima a vincere il Nobel (Grazia Deledda), la prima a laurearsi in medicina, ma anche donne di primo piano nella scena politica (Nilde Iotti), la prima donna che si è rifiutata di accettare un matrimonio riparatore (Franca Volta), e donne che hanno lottato per la conquista del diritto di voto. Sono stati anche esposti alcuni ritagli di giornale della Domenica del Corriere del '46 con le fotografie delle ventuno donne della Costituente e in particolare le cinque a cui venne affidata la stesura della Costituzione (le comuniste Nilde Iotti e Teresa Noce, le democristiane Maria Federici e Angela Gotelli, la socialista Lina Merlin).
L’ultimo settore è dedicato al rapporto tra “donne e arte”: una sorta di mostra nella mostra, perché in questa sezione è possibile osservare alcuni capolavori dell’arte italiana al femminile, in particolare esempi di espressionismo, astrattismo e di arte povera.
Nel complesso la mostra è stata molto interessante, ben organizzata e mi ha colpito la scelta dei curatori di sottolineare come queste donne abbiano sì occupato un ruolo centrale nella storia del nostro Paese, ma non abbiano escluso il loro ruolo di madri, mogli e sorelle. 
Per concludere vi consiglio vivamente di andare a visitarla, chiunque ne abbia l’opportunità, a mio parere ne vale davvero la pena, e vi ricordo che l’ingresso è gratuito poiché la mostra è promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, unità tecnica di Missione e dal Comitato dei Garanti per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.



martedì 10 gennaio 2012

Principessa nello specchio

Facevamo sempre un gioco io e te, ricordi mami?
Quando eravamo assieme, e papà non c’era, prendevi lo specchio dal tuo cassetto magico e facevi riflettere il mio viso di bambina stupito e incantato, dicendomi che in realtà ero una bellissima principessa venuta da lontano.
-Guarda che bei boccoli biondi- mi ripetevi sempre sfiorandomi i riccioli così tanto simili ai tuoi, e sistemandoli come se fossero stati una specie di coroncina soffice intorno alla testa.
-Ma allora sono davvero una principessa!- esclamavo a bocca aperta toccandomi incredula quei miei capelli morbidi e ricci.
Ero felice e orgogliosa del nostro piccolo, innocente segreto.
Nessuno sapeva.
Solo io e te.
Una volta, ti rubai perfino il rossetto rosso che indossavi per farti ancora più bella quando uscivi con papà, imitando te, sempre stupenda ed elegante, impiastricciandomi il viso come un piccolo e ridicolo clown.
-Sei una buffa principessa ora- ridevi pulendomi la bocca dall'espressione imbronciata con un fazzolettino. 
La tua risata dolce, di cuore, che arrivava fino in fondo all’anima la sento ancora adesso.
Ti guardo.
Hai gli occhi stanchi ora, ma quel gioco non l’abbiamo mai smesso. 
Tiri fuori dalla tasca uno specchietto un po' incrinato che riflette il mio viso.
-Sono sempre la tua principessa?- ti domando candidamente, anche se i morbidi riccioli biondi sembrano adesso tante piccole stoppe di paglia. 
Tu annuisci e mi dici che una principessa rimane tale anche senza la sua corona.
Continui a ripetermelo sempre, ora che siamo lontane da casa, in uno strano posto divise da papà, anche adesso mentre siamo in fila, e camminiamo lentamente, come automi, assieme ad altre persone.
C'è una bambina davanti a me che stringe tra le braccia un piccolo orsetto di pezza e continua a piagnucolare.
Vorrei non sentirla.
Una signora ci fissa con aria cattiva.
Sembra la regina delle nevi e io ho paura.
Stiamo andando solo a fare una doccia mi dici semplicemente e mentre mi sorridi, un sorriso indimenticabile, mi passi lo specchietto e me lo infili di nascosto nella taschina di quel mio strano pigiama a righe. 
Ricambio il tuo sorriso, con il mio sdentato di bimba di sei anni.
Una principessa rimane tale anche senza la corona, mi ripeto a bassa voce guardandomi le lunghe maniche e tirando su con il naso.
Sono forte, sono forte, sono forte.
Le vere principesse non piangono mai.
Ti guardo smarrita.
Non capisco bene perché ci troviamo lì, ma poi tu mi dai un bacio con la punta delle dita e il dolore passa.
Come passava ogni volta che cadevo, sbucciandomi un ginocchio e bastava una tua carezza per farmi passare il pianto.
-Sei la mia principessa- sussurri a bassa voce per non farti sentire da nessuno.
Io sorrido finalmente felice, ancora una volta, e penso che nonostante il tuo viso scavato, quella brutta tuta a righe troppo grande per te con uno strano numero sul petto, e senza i tuoi bellissimi capelli biondi che profumano d'estate, di gioia e vita…la vera principessa nello specchio…

Resti sempre tu.