Questo è il caso più eclatante di editoria a pagamento. Per gli addetti ai lavori Gruppo Albatros, Il Filo, notissima casa editrice (o meglio tipografia) arrivata a fare anche pubblicità sulle reti Mediaset (persino Striscia la notizia ha pubblicizzato qualche loro libro). Personalmente, quando ero ancora giovane e inesperta avevo inviato un mio saggio letterario a questa pseudo stamperia, ricevendo, dopo neanche due settimane, un contratto con i fiocchi, con tanto di promesse di recensioni su riviste, quotidiani, presentazioni su televisioni nazionali et cetera, et cetera, et cetera; lì per lì mi sono sentita lusingata ed emozionata, peccato che il mio sogno di carta valesse la modica cifra di 1700 euro da sborsare alla loro società (volendo anche rateizzando). All'epoca credevo che pubblicare a pagamento fosse la norma, che uno scrittore (penso a Moravia che per pubblicare "Gli indifferenti" sborsò la bellezza di 5000 lire) per farsi conoscere dovesse passare per le forche caudine del tipografo a pagamento. Oggi sono dell'opinione opposta. L'editore è colui che investe sull'autore, senza chiedergli un centesimo, e pubblica chi davvero può farcela, chi ha talento e qualcosa da dire, non cani e porci, o accozzaglie di cose senza senso come gli EAP. Albatros, i suoi concorsi truffa e il suo staff con la faccia come il sedere, sono l'esempio più lampante del marciume che gira nell'editoria italiana, tuttavia, fortunatamente ci sono ancora piccoli e medi editori onesti a cui affidare il proprio pargoletto e persone come Linda Rando di Writer's Dream pronti a smascherare gli squali a pagamento.
Le parole di carta non devono MAI avere un prezzo, soprattutto se quel prezzo è la speranza di uno scrittore che vuole veder realizzato il proprio sogno.