Allora decise di
andare a prendersi una boccata d’aria e a godersi un po’ di tranquillità
sull’ampio terrazzo, da cui si godeva una vista mozzafiato: il mare era
un’immensa macchia scura illuminato dai meravigliosi riflessi argentei della
luna. Se ci si concentrava un po’ di più si riusciva a percepire il lieve
rumore delle onde sulla battigia, superato però dal frastuono della musica e
dalle voci all’interno della casa. C’era una lieve brezza che le scompigliava i
capelli ed era talmente assorta nella propria intima quiete che neanche si
accorse che qualcuno le era venuto vicino.
Si girò colta di
sorpresa, e d’improvviso si trovò a fissare, come ipnotizzata, gli occhi più
azzurri e fantastici che avesse mai visto.
Lo sconosciuto le rivolse un sorriso tenero, da
ragazzino -Salve, signorina-
La sua voce era roca,
dolce e sensuale e lui era di una bellezza che lasciava profondamente stupiti.
Era molto alto, doveva essere almeno un metro e novanta, aveva un fisico straordinario
così atletico e muscoloso, e folti capelli biondo rossicci su un volto maschio,
veramente interessante, con quelle due pupille azzurre che spiccavano come
zaffiri purissimi. Alicia era rimasta talmente sorpresa e stupefatta che non
riusciva neanche a parlare. Si sentiva stupida e insignificante, una bambinetta
di fronte a quell’uomo magnifico: indossava una camicia azzurra dello stesso
colore dei suoi occhi e un paio di pantaloni beige, e nel complesso aveva
l’aria di chi si sente sicuro di sé, di chi possiede un’arroganza tutta sua,
particolare, ma che allo stesso tempo esprime una dolcezza fuori dal comune,
una tenerezza che commuoveva fino in fondo all’anima. Erano occhi belli,
sinceri, che frugavano dentro. Gli occhi di un bambino. Ecco, lui aveva gli
occhi e il sorriso di un bambino, mentre la sua figura era molto diversa così
alta e imponente, simile a quella di un grosso uccello che non riesce a
spiccare il volo, muovendosi goffamente sulla terra alla ricerca di un posto
molto lontano.
-Oh… Io… Salve-
rispose lei, arrossendo fino alla radice dei capelli. Alicia lo fissava
intimidita e allo stesso tempo letteralmente incantata. Lui l’aveva notata
subito, all’inizio di quella festa a cui era capitato proprio per caso assieme
a qualche compagno di squadra, e non l’aveva più mollata con gli occhi. Mai gli
era capitato di vedere una donna così bella e intensa e da subito aveva fatto
di tutto per avvicinarsi e scambiarci qualche parola. L’aveva letteralmente
divorata con lo sguardo e ora che ce l’aveva così vicina gli pareva ancora più
radiosa e innocente. Mai, in tutta la sua vita gli era capitato di rimanere
folgorato da una ragazza, eppure era stato così, fin dal principio.
Era timida, e poteva
avere sì e no diciassette anni: era un’autentica follia anche solo parlarle. E
del resto sembrava una situazione davvero irreale e priva di qualsiasi logica.
Lui il grande campione
di baseball: magari lei aveva il suo poster appeso in camera. Il grande Ashley
Daniels. L’idolo degli sportivi e delle donne. Però, a prima vista, pareva non
averlo riconosciuto. Che non sapesse minimamente chi lui fosse?
Effettivamente, Alicia
non ne aveva mai capito granché di baseball: l’unica cosa che capiva è che lui
le sembrava un sogno, a prescindere da chi fosse in verità.
-Carina la festa, non
trovi?- Si vedeva che era visibilmente annoiato. Forse lui era abituato a ben
altre situazioni. Alicia gli rivolse un sorriso timido, un po’ nervoso, poi
assentì lentamente. Si sentiva tesa e a disagio e si vergognava a fissarlo,
anche se lui la ipnotizzava.
-Sei venuta in
compagnia di qualcuno?- le domandò educatamente, appoggiando i gomiti alla
ringhiera e osservandola dall’alto della sua statura. Non sapeva di preciso
perché si comportava a quel modo, ma lei l’attirava enormemente e voleva
saperne di più. Il suo era un modo un po’ sottile per sapere se era in
compagnia di qualche ragazzo.
-Sì, sono arrivata con
una mia amica, ma mi ha abbandonato quasi subito, così pensavo di tornarmene a
casa in qualche modo. E tu? Anche tu sei con un amico?- si azzardò a chiedergli
con semplicità. Ashley ghignò tra sé: capì che non aveva assolutamente la più
pallida idea di chi lui fosse. Questo gli piacque. Fece cenno di sì con la
testa e in quel momento chissà perché gli sembrò un uomo importante, abituato a
comandare e terribilmente esigente. Questo gli conferiva una tale forza e una
tale potenza che lei ne rimase sopraffatta.
-Già, ma stavo
seriamente pensando di squagliarmela!- Rise. Sembrava molto bello e molto
giovane e aveva qualcosa che l'attirava ma che allo stesso tempo la intimoriva
enormemente.
Soggezione forse? Poi
lui fece qualcosa che non si sarebbe mai sognato con una ragazzina di
quell’età, e per giunta appena conosciuta.
-Beh, madamigella mi
pare di capire che anche a te questa festa non va molto a genio, e allora
perché non piantiamo in asso tutto e ce ne andiamo a farci un hamburger? Giuro
che non sono uno stupratore, o un invertito o uno squilibrato!- Le sorrise, e
il tono così divertente, spiritoso e disinvolto con cui lo disse, la convinse
che poteva essere una persona di cui ci si poteva fidare. Istintivamente lui le
aveva dato una fortissima sensazione di protezione e sicurezza ed energia;
Ashley trasudava letteralmente una mascolinità animale unita ad una tenerezza e
ad una dolcezza tutte particolari, e questo miscuglio di aggressività e
spavalderia e timidezza le piacque da subito. Mai per un ragazzo aveva provato
una sensazione simile e adesso si ritrovò a pensare che se solo lui glielo
avesse chiesto, anche ora, sconosciuto com’era, lo avrebbe seguito dovunque.
Gli piaceva già da impazzire e si fidava già di lui.
Possibile?
Possibile. Poteva
essere chiunque: e invece era lui, e Alicia gli credeva.
Non aveva mai creduto
ai colpi di fulmine, realista e poco incline alle romanticherie da film
com'era, ma con lui non riusciva a spiegarsi niente di razionalmente
concepibile.
Nulla che fosse
convenzionalmente accettabile.
Una sbandata
colossale.
Una fitta al cuore.
Un colpo all'anima
senza precedenti nella sua vita.
Ashley Daniels.