Fino al 21 gennaio, al complesso del Vittoriano a Roma, sarà presente una mostra che merita assolutamente una visita: Le donne che hanno fatto l'Italia.
L’obiettivo dell'esposizione è quello di costruire un percorso che attesti come le donne hanno contribuito al processo di unificazione, ai cambiamenti e alla crescita dell’Italia dall’Unità fino ai decenni più recenti.
La mostra è divisa in vari settori: la sezione “le protagoniste” presenta un dossier con donne emergenti di cui si forniscono dati biografici, foto e oggetti personali. Tra quelle che mi hanno maggiormente colpita voglio citare: Matilde Serao, Oriana Fallaci, Maria Montessori, Luisa Spagnoli, Anna Magnani, Rita Levi-Montalcini. Ho scoperto notizie personali di queste grandi donne, che mai avrei potuto supporre. Ad esempio Matilde Serao, pur essendo figlia di un giornalista, ad otto anni ancora non era in grado di leggere e scrivere, e all’inizio della carriera era stata costretta ad usare uno pseudonimo per firmare i suoi articoli. Sapevate poi com'è nato il celeberrimo Bacio Perugina? La sua ideatrice fu Luisa Spagnoli (sì proprio l'imprenditrice da cui prende il nome anche la catena di negozi di abbigliamento), la quale comunicava con il suo amante Giovanni Buitoni (che alleanza sentimental-industriale n.d.r.), scrivendo brevi messaggi per avvolgere i cioccolatini. Oriana Fallaci, invece, fu la prima donna in Italia a partire per il fronte in qualità di inviata speciale. Mi ha emozionato vedere gli oggetti a lei cari esposti in vetrina: l'immancabile compagna di viaggio, la macchina da scrivere, e il taccuino su cui scrisse Lettera ad un bambino mai nato.
Proseguendo il percorso della mostra, la zona centrale è riservata a gigantografie di foto con raffigurati i principali mestieri femminili del passato: la maestra e la balia dedite al loro lavoro a contatto con i bambini, ma anche le mondine chine nelle risaie, e le tabacchine, avvolte nei loro scialli di seta. E’ possibile, inoltre, osservare l’uniforme delle infermiere volontarie, e alcuni abiti d’epoca ricchi di pizzi e merletti. Sono esposte anche immagini di donne impiegate nelle industrie belliche durante la prima guerra mondiale e donne alle prese con lo sport nel periodo fascista.
Poi c’è il settore dedicato a “le prime” in cui vengono ricordate donne che sono riuscite a conquistarsi il primato in determinati settori: le immagini erano organizzate in ordine cronologico, con note a margine per chiarire il merito in cui tali donne si sono distinte. Fra le più interessanti vorrei ricordare: la prima donna a partecipare al giro d’Italia (Alfonsina Strada), la prima a vincere il Nobel (Grazia Deledda), la prima a laurearsi in medicina, ma anche donne di primo piano nella scena politica (Nilde Iotti), la prima donna che si è rifiutata di accettare un matrimonio riparatore (Franca Volta), e donne che hanno lottato per la conquista del diritto di voto. Sono stati anche esposti alcuni ritagli di giornale della Domenica del Corriere del '46 con le fotografie delle ventuno donne della Costituente e in particolare le cinque a cui venne affidata la stesura della Costituzione (le comuniste Nilde Iotti e Teresa Noce, le democristiane Maria Federici e Angela Gotelli, la socialista Lina Merlin).
L’ultimo settore è dedicato al rapporto tra “donne e arte”: una sorta di mostra nella mostra, perché in questa sezione è possibile osservare alcuni capolavori dell’arte italiana al femminile, in particolare esempi di espressionismo, astrattismo e di arte povera.
Nel complesso la mostra è stata molto interessante, ben organizzata e mi ha colpito la scelta dei curatori di sottolineare come queste donne abbiano sì occupato un ruolo centrale nella storia del nostro Paese, ma non abbiano escluso il loro ruolo di madri, mogli e sorelle.
Per concludere vi consiglio vivamente di andare a visitarla, chiunque ne abbia l’opportunità, a mio parere ne vale davvero la pena, e vi ricordo che l’ingresso è gratuito poiché la mostra è promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, unità tecnica di Missione e dal Comitato dei Garanti per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.